domenica 27 settembre 2009

Grosseto le mura medicee


Nel loro interno vi sono ancora gallerie, ridotti magazzini per le munizioni, postazioni per cannoni e per fucili. Tutta la parte esterna era, fino al 1757, circondata da un fossato e da un argine di terra battuta, la cui pianta seguiva fedelmente la figura geometrica di tutte le fortificazioni. Oltre alle varie postierle, due erano le porte principali, quella di Nord, corrispondente all'attuale "Porta Nuova" e quella di Sud, detta "Porta Reale" ed ora "Porta Vecchia", già Cittadina, ottenuta per l'adattamento del fornice di una torre senese. La sistemazione a giardini pubblici e la demolizione delle torricelle furono ordinate da Leopoldo II, nel 1835.

Particolare interessante offre la Cittadella per le scalinate e gli impiantiti di mattoni a spina di pesce e per la piazzetta ornata da un pozzo di travertino, ma soprattutto per il cassero risultante dall'unione di due torri senesi, costruito con conci di travertino, opera di Agnolo di Ventura, di Domenico d'Agostino e di Guido di Pace. Una delle torri è ornata da due bellissimi archi con estradosso di pietra bianca e nera, i colori della balzana senese. Nella parte esterna si vedono nove beccatelli, che originariamente dovevano reggere un loggiato o una tettoia. Sopra l'arco vi sono lo stemma senese e un'iscrizione che ricorda la costruzione della torre:

"AL NOME DI DIO ET DI MADONNA SANTA MARIA ANO DOMINI MCCCXLV SI FECE QUESTO HASSARO E SI RIMURO TUTO CHE FU GUASTO PER LO CHOMUNE DI SIENA ALTEMPO DI ANDREA DI TOFANO E DI LONARDO DI CHOLA E DI IANNI DI GANO (CITTADINI) DI SIENA E UFFITIALI SOPRA EL DETO KASARO E MURA ELETI PER LO CHOMUNO DI SIENA."

Grosseto nella bassa maremma


Il nome della città, ci è stato tramandato dagli antichi documenti nelle seguenti forme: Rosetum, Grassetum e Grossetum. Varie, complicate ed incerte sono le etimologie fino adesso tentate, tra le quali, la più comune farebbe derivare il nome Grossetum dall'unione di GHE e ROSETUM con il significato italiano di "terra di Roselle". Il nome più antico, d'origine etrusco-romana, si perdette, mentre si confermò quello attuale derivato dal basso latino che, secondo altra più chiara ipotesi, indica la grassezza, la fertilità del terreno. Lo stemma della città è il grifo rampante bianco, figura mitica comune a molte altre città toscane d'antica tradizione, a noi disceso dal mondo religioso etrusco.Il campo rosso su cui è prospettato indica che la città fu ghibellina; la spada impugnata nella branca destra ricorda la vittoria riportata dalla città su Ludovico il Bavaro.

A guardarla, questa città, distesa nella pianura, lungo l'Aurelia e prossima al fiume Ombrone, con le sue strade pulite ed i quartieri lustri di nuovo e di calce ancora odorosa, sembra che sia nata solamente da pochi decenni. E' una falsa impressione, agevolata dalla mania dei Grossetani di sostituire il vecchio al nuovo quasi volessero rompere definitivamente col passato, così carico di sangue e disperazione.

Ma chi entra nelle vie della città vecchia, dove più fervida è la vita degli artigiani, dove le case son tanto vicine, quest'impressione cambia: si vedono ancora edifici antichi e si ritrova la vivacità e l'intelligenza dei toscani, chiacchieroni e "bercioni". La storia di Grosseto è ancora nascosta sotto gli intonaci da cui escono gli stemmi ed i travertini e nei cortili delle case con una fioritura umida che circonda l'immancabile pozzo, segno della sete che la Maremma ha sofferto nei secoli scorsi
. La cultura dei Maremmani la si trova ancor più radicata nei borghi di collina: tutto è diverso, fermato nel tempo antico; la parola, le abitudini, la gentilezza.
I Maremmani, quelli veri, si sentono padroni della loro terra da sempre e per sempre, convinti che gli Etruschi furono i loro padri.

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