lunedì 31 dicembre 2007

Il parco archeominerario di San Silvestro (presso Campiglia Marittima)



La Rocca di San Silvestro
La rocca viene raggiunta a piedi (20 minuti) dalla Valle dei Lanzi ovvero dal percorso che parte dalla stazione di arrivo del trenino (visita galleria Lanzi-Temperino). Si tratta di uno scavo archeologico di un villaggio medievale di minatori e fonditori di metallo (sono ancora ben riconoscibili, la cinta muraria, la chiesa, il frantoio ed il piccolo borgo) visitabile in un'ora circa.
Attenzione: il sentiero per raggungere la Rocca deve essere percorso a piedi, e per quanto non presenti particolari difficoltà può essere a tratti un po' ripido e difficilmente accessibile a disabili. Sconsigliato l'uso di passeggini per i bambini, mentre è possibile portarli negli zainetti

Le miniere
La visita inizia al Museo dell'Archeologia e dei Minerali e prosegue nella Miniera del Temperino, una galleria sotterranea di 360 Mt. percorribile a piedi alla scoperta dell'evoluzione delle antiche tecniche di ricerca e estrazione dei minerali.
Usciti dalla miniera, si sale verso l'area di Pozzo Earle, dove gli allestimenti dei Musei delle Macchine Minerarie e dei Minatori raccontano gli ultimi decenni di storia di quest'area. Da qui inizia la visita alla Galleria Lanzi-Temperino dove, a bordo di un treno, si ripercorre il tragitto dei minerali dalle miniere agli impianti di trattamento della Valle dei Lanzi.

La visita completa del parco è consigliata a gruppi di adulti e studenti interessati alla mineralogia, geologia, Archeologia mineraria, mutamenti della storia ed evoluzione delle tecnologie.

Modalità di visita
Ingresso a pagamento, visita libera per gli individuali e famiglie ad eccezione delle miniere dove è obbligatoria la visita guidata. Le visite guidate hanno inizio ad orari prestabiliti e consentono di comprendere a fondo la realtà di questi luoghi e la loro storia.
La visita completa del Parco richiede l’intera giornata.
Per i gruppi e le scuole la visita guidata è obbligatoria: Ingresso a pagamento.

Donoratico

Il paese di Donoratico, essendo di costituzione relativamente recente, rappresenta la località più moderna e abitata del Comune di Castagneto Carducci e non presenta attrattive storico-architettoniche. Nonostante ciò l'origine del suo nome è molto antica: infatti già nel medioevo esisteva in queste terre un imponente castello che aveva il nome di "Castello di Donoratico"; di esso sopravvivono ancora alcuni ruderi delle mura e della torre, che domina dall'alto di un colle la campagna sottostante. Questo antico castello, sorto sui precedenti insediamenti etruschi, probabilmente intorno al nono secolo, si allargò a dismisura nei secoli successivi fino a diventare una delle più temute fortezze maremmane. Nel 1407 per Donoratico cominciarono i primi guai: prima fu diviso in due il suo vasto territorio e poi il grande castello fu "distrutto dalle fondamenta" per una vendetta fiorentina contro Fazzio dei Gherardeschi che, tra l'altro, non ne era nemmeno proprietario (i "Gherardeschi", di origine longobarda, vantavano, tra gli altri, il titolo consortile di "Conti di Donoratico"). Probabilmente insieme ad esso fu distrutto anche il grande monastero di San Colombano che sorgeva ai piedi della sua collina. A circa trecento metri, nascoste dalla boscaglia, fanno bella mostra di sé le "buche delle saracine", splendide tombe etrusche scolpite nella roccia e conservate ancora intatte nella loro struttura originaria. La torre è accessibile a tutti, mentre le tombe etrusche no perché situate in un bosco recintato di proprietà privata.

Articolo di sanvincenzo.com

domenica 30 dicembre 2007

Visitare Suvereto


Suvereto, uno splendido paese medievale il cui nome deriva dalla quercia da sughero, sorge su un colle non lontano dal mare, sulle prime alture che sovrastano la valle del fiume Cornia. Con la vicina Campiglia è tra le località più antiche della valle: le sue origini risalgono all'epoca del crollo dell'Impero Romano, quando per motivi di sicurezza le popolazioni costiere si trasferirono nelle zone collinari. La storia di Suvereto è legata al forte carattere della sua popolazione, che ha sempre mostrato intraprendenza e amore verso il proprio paese, caratteristiche che hanno fatto sì che Suvereto divenisse nel 1201 il primo comune libero della Maremma settentrionale, svincolandosi dal dominio dei conti Aldobrandeschi.
Già nel 1237 era tuttavia nella lega ghibellina, soggetto alla Repubblica di Pisa; da questo momento fino al passaggio sotto lo stato di Piombino, costituitosi nel 1399, restò sotto il potere pisano, nei confronti del quale mantenne sempre una propria autonomia.

La storia del paese è oggi testimoniata dalle caratteristiche medievali, perfettamente conservate, del centro storico, ancora racchiuso dalle sue antiche mura e assai ben tenuto dalla popolazione locale, consapevole del patrimonio che il loro paese rappresenta.

Sono da segnalare:
  • la pieve romanica di San Giusto, la cui costruzione iniziò nel IX secolo e fu completata alla fine del XII, situata all'esterno delle mura, proprio adiacente alla porta principale del paese, che conserva ancora la sua struttura austera ed elegante e nella quale sono presenti notevoli opere d'arte e d'antiquariato
  • il palazzo comunale, che insiste su un antico palazzo pubblico medievale, risalente al XIII secolo, famoso per il suo particolare ingresso, il loggiato detto dei Giudici, perché nel Medioevo i magistrati locali pronnciavano da qui le loro sentenze.
  • le rovine della Rocca Aldobrandesca, il castello dei feudatari della zona, anteriore all'anno Mille, dalle quali si gode un'ottima vista dell'intera valle del Cornia, essenziale a quei tempi.
  • il chiostro, ancora ben conservato, dell'ex convento dei francescani, costruito dall'ordine alla fine del XIII secolo su terre donate loro dagli Aldobrandeschi e presso il quale si trova la chiesa del Santissimo Crocifisso, costruita nel Cinquecento per ospitare un crocifisso ligneo del XIV secolo, che ogni anno veniva portato in processione il giorno della festa patronale del Santissimo Crocifisso.
  • sopra il paese è degno di essere visitato il bel borgo di Belvedere, in posizione sopraelevata, che veniva utilizzato durante l'età moderna dai notabili di Suvereto per trascorrervi i periodi dell'anno in cui era più facile contrarre la malaria. Suvereto, infatti, per quanto sia sopraelevato, si trovava allora troppo vicino al piano acquitrinoso del Cornia, ed era soggetto agli attacchi della zanzara anofele, apportatrice della malaria, che fino a tempi recenti è stata il flagello della Maremma.
Come raggiungere Suvereto: si arriva al paese uscendo dall’Aurelia all’altezza di Venturina, ed inoltrandosi nell’interno per circa dieci chilometri. Per ulteriori informazioni su come raggiungere la Val di Cornia potete consultare il sito del Centro Guide della Costa Etrusca.

Visitare Populonia


Il Parco Archeologico di Baratti e Populonia

Area archeologica di Baratti: L'escursione prevede la visita guidata alla Necropoli di San Cerbone, dove sono presenti importanti esempi di architettura funeraria etrusca, e alla Necropoli delle Grotte in cui è possibile visitare una cava di calcarenite utilizzata per la costruzione dei monumenti di Populonia e una necropoli ellenistica con tombe a camera scavate nella parete rocciosa.

Area archeologica di Populonia Alta: Recentemente inaugurata permette la visita degli scavi agli edifici dell'acropoli dell'antica Populonia etrusco-romana. La visita guidata abbina interessi storico archeologici a quelli paesaggistici vista la posizione strategia del sito a dominio del golfo di Baratti e del promontorio di Piombino.

Modalità di visita

Parco Archeologico di Baratti e Populonia

Ingresso a pagamento, visita libera. Le visite guidate facoltative per gli individuali e le famiglie, hanno inizio ad orari prestabiliti e permettono di apprezzare la bellezza dei siti e il loro contesto. La visita completa del Parco richiede l’intera giornata
Per i gruppi e le scuole la visita guidata è obbligatoria: ingresso a pagamento.

Museo Archeologico del Territorio di Populonia

La visita del Museo Archeologico del Territorio di Populonia, a Piombino, espone gli oggetti provenienti dagli scavi del territorio dell'antica città. L'esposizione è integrata da supporti multimediali e didattici (video, ricostruzioni grafiche, ricostruzioni a grandezza naturale e ambientazioni).
- Il programma è consigliato a gruppi di adulti o che abbiano interesse per gli aspetti della civiltà etrusca, romana e medievale.
- Tempi di visita:

visita completa 1 giornata intera - visita parziale 1/2 giornata

Modalità di visita

Individuali e famiglie: Ingresso a pagamento, visita libera per gli individuali e famiglie (durata circa 1 ora). Per i gruppi e le scuole la visita guidata è obbligatoria: Ingresso a pagamento.

sabato 29 dicembre 2007

La storia di Campiglia Marittima


Campiglia si trova a circa 210 s.l.m., in quella parte del territorio toscano che, nei secoli scorsi, veniva generalmente chiamato “Maremma Pisana”. Il paese occupa uno dei contrafforti del Monte Calvi, dalla parte che guarda il mare e forma due prominenze distinte: la Rocca (dove viveva la classe che deteneva il potere politico e militare) e il Poggiame (popolato dal basso ceto).
In genere si parla di Campiglia come paese medievale ma secondo Isidoro Falchi è molto probabile che Campiglia derivi da Campus Pilae, cioè da essere stato quel luogo provvisto di polle d’acqua, e quindi anche di pozze o vasche, come realmente è. Nelle vicinanze di Campiglia si trovano anche sorgenti termali.
Campiglia fu anche terra degli Etruschi, che ne sfruttarono le risorse minerarie: testimonianze di questo sono i forni della Madonna di Fucinaia, che servivano probabilmente per il trattamento del minerale di rame.
Non si hanno documenti anteriori al 1004, ma è molto probabile che ai Conti della Gherardesca sia dovuta l’iniziativa dell’incastellamento (tra i tanti castelli che esistevano intorno al Mille quello di Campiglia è il più grande e quello che occupa la posizione più sicura, per cui sembra che esso abbia originato tutti gli altri). Forse è stato uno dei più antichi castelli della famiglia Gherardesca, fondato fino dai primi anni della sua comparsa nella Maremma, probabilmente fino dal secolo VIII.
Il castello passò nel 1159 all’Arcivescovo di Pisa, quindi alla Repubblica Marinara, che ne fece un’importante Capitania adibita a sorvegliare la costa e la zona mineraria, fino al 1406, anno in cui ci fu la conquista da parte di Firenze, che vedeva nel castello di Campiglia un eccezionale presidio operativo per intraprendere la guerra contro la città di Pisa. I fiorentini mantennero la forma della Capitania e fino al 1509 ristrutturarono le mura castellane e le porte, rifornirono gli arsenali di armi e munizioni e incrementarono il numero dei soldati.
Nel 1509 i Fiorentini sconfissero i Pisani nella battaglia di San Vincenzo e da quel momento diminuì l’interesse per il castello di Campiglia. Firenze continuava a tenere almeno in parte guarnita la Rocca, ma solo per essere pronto contro l’irrequietezza dei senesi e specialmente per difendere la costa dai Turchi.
Da questo momento la comunità di Campiglia, pur sotto il dominio fiorentino, è retta esclusivamente da famiglie locali (Consiglio dei Quaranta) e anche l’importanza strategico – militare va scemando, fino al punto che nel 1664 il terreno dentro le mura castellane della Rocca viene affittato come terreno agricolo (nel 1631 c’era stata la peste bubbonica che aveva notevolmente ridotto la popolazione: da 646 a 316).
L’Ottocento rappresenta il secolo del massimo splendore: Campiglia assunse il primo posto fra le città vicine per lo sviluppo culturale, sociale ed economico: era il centro più popoloso (aveva nel 1845 3057 abitanti, più di Grosseto e più di Piombino). Qui c’era l’Ospedale (50 posti letto), la Pretura, il Teatro, il Carcere mandamentale, gli uffici di notaio e avvocato. La Maremma trovava qui il suo confine fra la zona insalubre e le bonifiche degli anni 1834 e 1864 resero la sua pianura fertile ed aperta all’arrivo di una nuova popolazione, anche perché a Campiglia, vista l’altitudine, era minore il rischio di contrarre la malaria (verso la metà dell’Ottocento furono costruite 100 nuove case).
In epoca recente, invece, lo sviluppo industriale ha cambiato le cose.

giovedì 27 dicembre 2007

La galleria degli Uffizi

La Galleria degli Uffizi, uno dei maggiori musei del mondo, trova le sue origini nel 1560, quando Cosimo I de' Medici commissiona a Giorgio Vasari un progetto per la costruzione di un grande palazzo a due ali, "sul fiume e quasi in aria", destinato ad accogliere gli uffici amministrativi e giudiziari (Uffizi) dello Stato fiorentino.
Si deve allo stesso Vasari la costruzione, realizzata cinque anni dopo, di una galleria aerea che, passando sopra Ponte Vecchio e la chiesa di Santa Felicita, collega gli Uffizi alla nuova residenza medicea di palazzo Pitti e termina nel giardino di Boboli.

Il primo vero nucleo della Galleria è creato da Francesco I, figlio di Cosimo, che, dopo aver trasformato l'ultimo piano degli Uffizi in luogo dove "passeggiare, con pitture, statue e altre cose di pregio", affida al Buontalenti la realizzazione di una Tribuna nella quale sono raccolti arredi e opere d'arte.
Dello stesso architetto è anche il Teatro mediceo, fatto costruire nel 1586 in corrispondenza del primo e del secondo piano attuali dell'ala est del museo.
Ferdinando I, fratello di Francesco, nel 1589 farà trasformare il terrazzo posto vicino alla Tribuna in un ambiente chiuso, che diverrà la Loggia delle Carte geografiche.
Un giardino pensile, allestito sopra la Loggia dell'Orcagna, si trova al termine dell'altra ala della Galleria.

Galleria degli Uffizi di Firenze

E' uno dei musei più famosi del mondo per le sue straordinarie collezioni di dipinti e di statue antiche Le sue raccolte di dipinti del Trecento e del Rinascimento contengono alcuni capolavori assoluti dell'arte di tutti i tempi. Basta ricordare i nomi di Giotto, Simone Martini, Piero della Francesca, Beato Angelico, Filippo Lippi, Botticelli, Mantegna, Correggio, Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Caravaggio.
Importanti sono anche le raccolte di pittori tedeschi, olandesi e fiamminghi. Tra questi: Dürer, Rembrandt, Rubens.
La Galleria è situata all'ultimo piano del grande edificio costruito tra il 1560 e il 1580 su progetto di Giorgio Vasari come sede dei principali uffici amministrativi dello stato toscano.
Fu realizzata per volontà del granduca Francesco I e arricchita grazie al contributo di numerosi componenti della famiglia Medici, appassionati collezionisti di dipinti, sculture e oggetti d'arte.
Fu riordinata e ampliata sotto la dinastia dei Lorena, succeduti ai Medici, e in seguito dallo Stato italiano.
Nel complesso vasariano sono ospitatate altre importanti raccolte: la Collezione Contini Bonacossi e il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi.
Corridoio Vasariano: un corridoio sospeso realizzato dal Vasari nel 1565, collega l'edificio degli Uffizi con Palazzo Vecchio e con Palazzo Pitti. Vi sono esposte importanti raccolte di dipinti del Seicento e la collezione degli Autoritratti.
Articoli tratto :
polomuseale.firenze.it/uffizi/

lunedì 17 dicembre 2007

Marradi comune

Il territorio di Marradi fu abitato, fin dai tempi più antichi, da insediamenti di Liguri, Etruschi e fu conquistato dai Galli che, provenienti dalla Francia, occuparono gran parte dell'Italia Settentrionale. Alcune località del nostro territorio ricordano nel loro nome questi popoli: Galliana, Boesimo (da Galli Boi).

In seguito alla sconfitta dei popoli barbari da parte dei Romani, nacque, dove ora sorge Marradi, un luogo fortificato, sulla strada, probabilmente costruita dopo il 59 a.C., che collegava Faenza a Firenze e Lucca. Il luogo serviva per la difesa della strada e per il riposo dei viaggiatori e fu chiamato "Castello" (Castellum), attorno al quale si stendevano tutti i poderi, uno di questi, posto alla destra del fiume Lamone, era chiamato "Marrato" cioè zappato. Da qui, forse, la derivazione del nome di MARRADI.

Il territorio fu percorso poi da onde barbariche e passò successivamente sotto il dominio dello Stato della Chiesa. Nell'epoca feudale furono fondati: l'Abbazia di Santa Reparata (Badia del Borgo) risalente al 1050 appartenente all'Ordine Vallombrosiano (al suo interno dipinti del "Maestro da Marradi" di scuola ghirlandaiesca); Santa Maria di Crespino, già ricordata nel 1097 e passata anch'essa qualche tempo dopo nell'Ordine Vallombrosiano; l'Eremo di S. Barnaba di Gamogna, fondato da S. Pier Damiano nel 1053, appartenuto all'Ordine dei Camaldolesi.

Per circa due secoli Marradi appartenne ai conti Guidi, che furono per la maggior parte Ghibellini. ma nel 1258, in seguito alla scomparsa di Federico II, la loro forza diminuì e l'abate di S. Reparata pose Marradi sotto la protezione della Guelfa Firenze; ma, quando i Guelfi furono sconfitti a Montaperti, i Guidi tornarono padroni di Marradi.

Marradi nel 1312, dopo una lunga contesa con i Conti Guidi, passò sotto il dominio dei Manfredi di Faenza e vi rimase fino a 1428 quando Giovanni Manfredi pose tutti i suoi possedimenti sotto la protezione di Firenze.

Cominciò così l'epoca della signoria dei Medici i qual si procurarono i favori della famiglia Fabroni, che realizzò a Marradi bei palazzi che ancora oggi si possono ammirare.

Destituiti i Medici fu proclamata la Repubblica Fiorentina ma venne poi abbattuta dalle truppe spagnole, che restaurarono il dominio dei Medici.

Ma Per Marradi arrivò un periodo di silenzio e abbandono.

Le cose migliorarono con l'avvento dei Lorena che divennero arciduchi di Toscana.

Grazie a Pietro Leopoldo fu ricostruita l'antica Chiesa di S. Lorenzo (1785), fu fondata l'Accademia degli Animosi e nel 1792 fu costruito l'omonimo Teatro e iniziò la costruzione dell'Ospedale.

Con la costruzione della ferrovia Ravenna-Firenze il nostro territorio divenne un centro fra i più importanti dell'Appennino Tosco-Romagnolo.

Marradi ha dato i natali a famosi ed illustri personaggi fra i quali ricordiamo: Rocco Guerrini (ingegnere e progettista della fortezza di Spandau in Germania), Anacleto Francini detto "Bel Amì" (librettista di opere e autore della canzone "Creola"), Orlando Pescetti (Accademico della Crusca e autore della tragedia "Giulio Cesare" che ispirò Shakespeare); Silvano e Serafino Razzi (autori di opere religiose, storiche e filosofiche), Ascanio Tamburini (generale dell'Ordine dei Vallombrosani, scrisse opere di carattere religioso), Dino Campana, considerato uno dei maggiori poeti del Novecento ed autore dei "Canti Orfici" e alla cui storia d'amore con Sibilla Aleramo è stato dedicato il film "Un viaggio chiamato amore" di Michele Placido con Stefano Accorsi e Laura Morante, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2002.

Castel Fiorentino

UFFICIO INFORMAZIONI TURISTICHE


L' Ufficio Informazioni Turistiche, inaugurato il 13 luglio 2005, si trova in via Ridolfi accanto alla Stazione Ferroviaria, nei locali che il Comune ha recuperato in accordo con le Ferrovie.

L'Ufficio, moderno e funzionale, costituisce un punto d'informazione ed accoglienza per i molti turisti che desiderano avere notizie sul patrimonio artistico, sulle opportunita' del territorio e sui servizi.

L'Ufficio e' anche al servizio dei cittadini che vogliono conoscere tutti gli eventi del proprio territorio.


Attivita' principali:

Distribuzione gratuita di:
- depliant
- piantine
- guide

Consultazione di:
- elenchi telefonici della Toscana
- pubblicazioni sulle strutture ricettive della Toscana
- pubblicazioni su manifestazioni, spettacoli, etc...

Informazioni su:
- indirizzi delle strutture ricettive del Comune
- indirizzi dei servizi sanitari
- indirizzi di banche e sportelli di cambio
- negozi appartenenti all'associazione del centro storico "Zona Blu"
- percorsi e itinerari turistici di Castelfiorentino

Ricevimento di:
- prenotazioni per visite ai musei di Castelfiorentino
- prenotazioni presso strutture ricettive




Contatti

Ufficio Informazioni Turistiche
Via Ridolfi, 1
Tel. 0571 629049
E.mail: infocastello@libero.it

Orario di apertura:

ORARIO INVERNALE (da meta' ottobre al 1^ di Aprile):
Tutti i giorni (inclusa la domenica):
* 10.00 - 12.00 e 16.00 - 18.00

ORARIO ESTIVO:
Tutti i giorni (inclusa la domenica):
*09.00 - 12.30 e 15.30 - 19.30


Ufficio Relazioni con il Pubblico
Piazza del Popolo, 1
Tel. 0571 686348-341 Fax 0571 686348
E-mail: urp@comune.castelfiorentino.fi.it
Lun/Mer/Ven ore 8.30-14.00
Mar/Gio ore 8.30-14.00 e 15.30-18.00
Sabato ore 8.30-13.00

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venerdì 14 dicembre 2007

Lucca arte e monumenti.

Lucca è una delle principali città d'arte d'Italia, celebre anche al di fuori dei confini nazionali soprattutto per la sua intatta cinta muraria del XV-XVII secolo, che descrive un perimetro di 4.450 m circa intorno al nucleo storico della città e ne fa uno dei 4 capoluoghi di provincia Italiani ad avere una cerchia muraria intatta, assieme a Ferrara, Grosseto, Bergamo; la stessa cerchia, trasformata già a partire dalla seconda metà dell'Ottocento in piacevole passeggiata pedonale, risulta a tutt'oggi come una delle meglio conservate in Europa, in quanto mai utilizzata nei secoli passati a scopo difensivo.

Di conseguenza anche il centro storico monumentale della città è rimasto pressoché intatto nel suo aspetto originario, potendo dunque annoverare svariate architetture di pregio, come le numerosissime chiese medievali di notevole ricchezza architettonica (Lucca è stata addirittura soprannominata la "città dalle 100 chiese", proprio per la presenza di numerose chiese nel suo nucleo storico, consacrate e non, presenti in passato ed ora in città), torri e campanili, e monumentali palazzi rinascimentali di pregevole linearità stilistica.

La città vanta anche suggestivi spazi urbani: il più celebre è sicuramente quello di Piazza dell'Anfiteatro, nato sulle rovine dell'antico anfiteatro romano ad opera dell'architetto Nottolini ed unico nel suo genere architettonico. Arteria principale della città storica è la stretta e medievale Via Fillungo, che riunisce i maggiori esercizi commerciali della città. Altre piazze suggestive sono poi Piazza San Michele, fulcro storico della città e Piazza San Martino, fulcro religioso dove sorge il celebre Duomo di San Martino.

Proprio per questa sua immensa ricchezza storico-monumentale è stata avanzata di recente la proposta di includere la città di Lucca nella lista del patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.

Tratto da Wikipedia.org

Lucca Turismo Storia

Nata come insediamento ligure e sviluppatasi come città romana a partire dal 180 AC, nel VI secolo, Lucca divenne la capitale del ducato longobardo della Tuscia per poi svilupparsi nel XII secolo come comune e poi repubblica.

Nonostante le continue lotte tra Guelfi e Ghibellini e le guerre con Pisa e Firenze, conobbe una notevole fama in Europa grazie ai suoi banchieri ed al commercio di tessuti. A parte brevi periodi nei quali cadde sotto il governo di potenze straniere o di Signori come Castruccio Castracani e Paolo Guinigi, Lucca rimase una repubblica indipendente fino al 1799.

Il 23 giugno 1805 su richiesta del senato di Lucca, viene costituito il Principato di Lucca e Piombino, assegnato alla sorella di Napoleone Bonaparte Elisa Bonaparte ed al marito Felice Baciocchi.

Nel congresso di Vienna venne deciso di creare il ducato di Lucca. Il 10 maggio 1815 subentra, come reggente, Maria Luisa di Borbone, alla quale succedette Carlo Ludovico di Borbone 1824-1847. Nel 1847 divenne parte del granducato di Toscana. Nel 1860 fu infine annessa al regno di Sardegna.

Dante Alighieri incluse molte riferimenti alle grandi famiglie feudali che ebbero una grande giurisdizione cone poteri amministrativi ed giudiziali. Dante Alighieri stesso spese molti dei suoi anni in esilio a Lucca.

Il 24 novembre 2006 ha ospitato il vertice bilaterale Italia-Francia alla presenza del Presidente del Consiglio Prodi e del Presidente della Repubblica Francese Chirac.

lunedì 10 dicembre 2007

Arezzo cultura e spettacolo

Affreschi di Piero Della Francesca.
VISITARE LA CAPPELLA BACCI-LEGGENDA DELLA VERA CROCE:

Si effettuano visite ogni 30 minuti per gruppi di 25 persone con i seguenti orari:
- da aprile ad ottobre dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 18.30, il sabato dalle 9.00 alle 17.30, la domenica dalle 13.00 alle 17.30;
- da novembre a marzo dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 17.30, il sabato dalle 9.00 alle 17.00, la domenica dalle 13.00 alle 17.00;
- Chiusure totali: 1 gennaio, 13 giugno, 4 ottobre e 25 dicembre.

Costo dei biglietti: si ricorda che è obbligatoria la prenotazione;

- biglietto intero con prenotazione: 6,00€

- biglietto ridotto con prenotazione: 4,00€ (per residenti della Comunità Europea tra i 18 e i 25 anni, insegnanti di ruolo nelle Scuole Statali);

- biglietto gratuito con prenotazione: 2,00€ (per residenti Comunità Europea sotto i 18 e dai 66 anni in poi, studenti facoltà di architettura, lettere ed istituti equiparati, dipendenti Mibac, guide turistiche autorizzate nell'esercitare la propria attività, insegnanti accompagnatori di gruppi di studenti, appartenenti all'Icom.

Consigliato l'uso di un proprio binocolo per la migliore visione delle opere.

N.B.: è vietato entrare nella Basilica per la visita alla Cappella degli Affreschi con: ombrelli, bastoni da trekking o con punte di metallo, cibi e bevande, cani o altri animali, zaini e valigie; si ricorda che è severamente vietato l'uso di fotocamere digitali e non, videocamere e foto/video cellulari accesi. Essendo un luogo di culto, è inoltre vietato entrare scalzi e con abiti succinti.

Salta dove rivolgersi e vai alla sezione approfondimenti

DOVE RIVOLGERSI
Indirizzo: Cappella Bacci - Basilica di San Francesco in Piazza San Francesco - 52100 Arezzo
Telefono: Biglietteria e prenotazioni: 0575/352727 - 0575/299071

Grosseto città della maremma

Così è Grosseto nella sua amabile cerchia di mura cinquecentesche che, ben piantate e bassotte, impennacchiate di alberi frondosi quasi come quelli di Lucca, con i suoi baluardi [�], fra tutte quelle splendide palme, belle come a Roma, e i pini e i cipressi, risiede come un centro da tavola sulla tovaglia verdissima della pianura maremmana.
Cesare Brandi (1975)
La storia e l'archeologia del territorio grossetano sono state oggetto negli ultimi decenni di ricerche particolarmente intense e produttive. L'interesse per le indagini a scala locale ha coinvolto sia istituti universitari che singoli ricercatori, con il duplice risultato di un incremento qualitativo e quantitativo delle conoscenze e del dibattito e di una più agevole circolazione dei dati e delle interpretazioni anche al di fuori dell’ambito accademico.
Il nostro Atlante rappresenta una prima sintesi di questo complesso lavoro di studio e di ricerca, offrendo notizie ed informazioni dettagliate sui siti di maggiore interesse storico e culturale del territorio, e talvolta proponendo interpretazioni ed ipotesi originali.

venerdì 7 dicembre 2007

Video piazza dei miracoli a Pisa

Video che mostra la famosissima piazza dei Miracoli di Pisa,
bellissima città Toscana ricca di monumenti, per tutti i tipi di turismo.


mercoledì 5 dicembre 2007

San Gimignano


Cenni Storici


Le origini tra storia e leggenda
La fondazione di San Gimignano si perde nella notte dei tempi. Si racconta che i due fratelli Muzio e Silvio, giovani patrizi romani fuggitivi come complici della congiura di Catilina, nel 63 avanti Cristo, si fossero rifugiati in Valdelsa e vi avessero costruito due castelli: quello di Mucchio e quello di Silvia, il primo nome, quest'ultimo, della futura San Gimignano. Il nome poteva però derivare anche dalla selva, silva per i latini, che circondava questi luoghi.
Intorno al X secolo dopo Cristo la denominazione del borgo divenne San Gimignano, dal nome di un vescovo modenese vissuto nel V secolo dopo Cristo. Durante le scorribande dei barbari, il santo, invocato, salvò la città dalla minaccia di Totila apparendo miracolosamente sulle mura. Dal quel giorno gli abitanti di Silvia decisero, per gratitudine e per ingraziarsi in eterno la protezione del santo, di cambiare il nome della città in San Gimignano.
I primi insediamenti
Il fascino delle leggende non è certo superiore a quello esercitato dalla lunga e complessa storia della città.
Il territorio di San Gimignano fu frequentato fin dalla preistoria. È comunque a partire dal periodo etrusco arcaico che i segni di insediamenti stabili si fanno più consistenti. A quest'epoca risale, ad esempio, l'importante area sacra di Pugiano, situata nella valle incontaminata del torrente Riguardi.
Le tracce di insediamenti si infittiscono nei periodi successivi e, in particolare, durante quello ellenistico, quando probabilmente la stessa collina di San Gimignano era abitata, come dimostrerebbero alcune tombe scoperte all'interno del centro storico. Se durante il periodo etrusco gli abitati occupano la sommità dei rilievi, con la colonizzazione romana si iniziò a prediligere il fondovalle e, in particolare, le aree in prossimità dei corsi d'acqua, le cui sponde erano spesso utilizzate come vie di comunicazione. È il caso della Villa romana di Chiusi, situata nei pressi del torrente Fosci.
Tra Alto e Basso Medioevo
Dalla costellazione di villaggi rurali di piccole proporzioni del periodo etrusco e poi di quello romano, gravitanti nell'orbita della più importante Volterra, si passò, verso la fine dell'Alto Medioevo, coincidente col X secolo, alla formazione del nucleo più antico dell'attuale centro storico. Nel 998 San Gimignano era ancora un villaggio a cavallo della Francigena, politicamente feudo del vescovo di Volterra, il quale risiedeva in un castello ubicato sul Poggio della Torre, in tempi più recenti trasformato in carcere.
Lo sviluppo di San Gimignano avvenne nel Basso Medioevo, quando si trovò in una situazione geografica strategica. La città, delimitata dalla prima cerchia di mura e sorta a cavallo della variante collinare della via Francigena, diventò uno dei principali luoghi di sosta per tutti i viandanti. La Francigena, inizialmente aperta dai Longobardi, divenne, nell'Alto Medioevo, l'itinerario dei pellegrini che, soprattutto dalla Francia, si dirigevano a Roma.
Da libero comune a feudo fiorentino
Nel 1199 la città, ormai notevolmente cresciuta, si dichiarò libero comune, inizialmente retto da Consoli e poi da un Podestà periodicamente rinnovato. Questi, per motivi di imparzialità, era sempre straniero e restava in carica sei mesi. Il comune di San Gimignano, come molti comuni limitrofi, fu coinvolto nelle contese tra i guelfi, sostenitori del papa, e i ghibellini, fiancheggiatori dell'imperatore.
La libertà fu mantenuta con grandi sacrifici fino al 1354, quando San Gimignano si assoggettò alla repubblica fiorentina. Da allora visse all'ombra della capitale toscana. Passò attraverso il degrado e le pestilenze che ridussero drasticamente la popolazione e tutte le attività, divenendo, durante il Seicento, una delle terre rurali del Granducato Mediceo.
La torre, simbolo di potenza
Da qualunque luogo si arrivi, San Gimignano svetta sulla collina, alta 334 metri, con le sue numerose torri. Ancor oggi se ne contano tredici. Si dice che nel Trecento ve ne fossero settantadue, pari ai nuclei delle famiglie benestanti, le uniche che potevano mostrare, attraverso la costruzione di una torre, il proprio potere economico.
Le prime torri nascono isolate, in un tessuto sgranato, ben diverso da quello compatto che vediamo oggi. Diverso era soprattutto il modo in cui si viveva nella torre. Gli ambienti all'interno erano piccoli, in genere un metro per due; poche erano le aperture, mentre lo spessore murario, di circa due metri, garantiva fresco in estate e caldo in inverno. Quasi a tutte le torri venivano addossate strutture in materiali deperibili come legno e terra. La torre era, nell'epoca medievale, il massimo simbolo di potenza, soprattutto per il fatto che il processo costruttivo non era certo semplice o economico. Occorreva cavare i materiali per la costruzione, trasportarli fino in città, porre in opera la struttura, cose che potevano permettersi soltanto le famiglie più abbienti, dedite all'attività mercantile.
L'abitazione non si estendeva per tutta l'altezza della torre. Al piano terreno erano le botteghe, al primo piano le camere e, più in alto, la cucina. La disposizione degli ambienti seguiva le più elementari regole della sicurezza. La cucina, dove si accende solitamente il fuoco, era al piano abitato più alto, in modo da poter fuggire dalla torre in caso di incendi fortuiti.
Le torri si trasformano
Durante il XII secolo le trasformazioni che interessano l'edilizia sono finalizzate ad un miglioramento della vita quotidiana. La necessità di maggiori spazi interni e di aperture più numerose induce a nuovi modelli costruttivi che investono soprattutto le torri.
Il modello di riferimento per le torri costruite tra la metà del XII e quella del XIII secolo è quello di tipo pisano, detto così per la gran quantità di edifici, riconducibili a questa tipologia, nella famosa città marinara toscana. Gli edifici di questo tipo si riconoscono per la presenza, ai livelli inferiori, di una o più aperture alte e strette che attraversano, da parte a parte, tutta la larghezza della torre. Le aperture, che si prolungano per due o più piani, sono spartite, all'interno, da solai lignei corrispondenti, all'esterno, a ballatoi anch'essi in legno. Tali ballatoi permettevano una dilatazione degli spazi oltre le pareti della struttura.
Dalle torri ai palazzi
Dalla fine del XII secolo, oltre a torri dello stesso schema, si costruiscono anche edifici di minor altezza già definibili palazzi. Dalla metà dello stesso secolo, intanto, compare l'uso del mattone, con il quale si cominciano a costruire interi edifici o vaste porzioni di fabbricati.
Alla metà del Duecento le torri non si costruiscono più, mentre i palazzi risultano edificati secondo le tecniche più aggiornate e i gusti in voga nel periodo.
È proprio a partire dalla metà di questo secolo che i maggiori centri, come Firenze, Pisa, Lucca o Siena, definiscono alcuni caratteri architettonici peculiari e diversi per ogni città. Questo non succede a San Gimignano, dove è presente invece un'architettura eclettica, in cui si fondono gli stili delle diverse città con cui il comune viene in contatto. Si genera così un'architettura che, proprio per questa compenetrazione, risulta oltremodo originale.
Dal declino post-medievale alla città di oggi
La crescita economica, architettonica e culturale di San Gimignano termina alla metà del Trecento, quando il comune diventa suddito di Firenze. Le pestilenze e le carestie della seconda metà del secolo e della prima metà del Quattrocento decimano la popolazione. Se all'inizio del XIV secolo San Gimignano conta ben 13.000 abitanti, alla fine del XV gli abitanti sono ridotti a 3.000.
La San Gimignano post-medievale è dunque una terra spopolata e in decadenza. L'evidente degrado vede crollare le torri e rovinare i palazzi. Gli aggiornamenti edilizi dal Quattrocento sono piuttosto semplici, per lo più aperture di finestre tutte uguali, solitamente ricavate su edifici preesistenti, frequentemente uniformati dagli intonaci.
In tempi più recenti la città è stata capace di tutelare le sue opere così da essere stata dichiarata dall'UNESCO patrimonio mondiale dell'umanità.

lunedì 3 dicembre 2007

Greve in chianti città


ITINERARIO ARTISTICO-CULTURALE
Un percorso turistico e/o spirituale attraverso il comune di Greve in Chianti porta a far conoscere lo sviluppo dell'arte religiosa in un territorio fortemente segnato dalla presenza umana ed attento alle diverse forme di devozione che sono intimamente penetrate in tutti gli strati sociali; non solo opere anche preziose di architettura, scultura e pittura che si trovano nei più importanti edifici riservati al culto, ma anche numerose testimonianze di un'arte minore che è rintracciabile ovunque, dalla cappella isolata nel bosco, alle croci isolate sulle vette dei poggi, ai tabernacoli votivi disseminati lungo il reticolo stradale. Percorrere un itinerario alla scoperta di queste opere è quanto mai suggestivo la varietà degli insediamenti comporterebbe un discorso molto approfondito; ci limitiamo a suggerire due direttrici principali, una attraverso la valle della Greve, l'altra lungo i crinali che la separano dal Valdarno (ad est) e dalla val di Pesa (ad ovest).

ITINERARIO IN VAL DI GREVE
Proveniendo da Firenze Certosa i primi monumenti di notevole interesse architettonico che incontriamo sono due antichi castelli posti sul crinale dei poggi, come a guardia dell'ingresso della valle : il Castello di Vicchiomaggio e la piccola chiesa di S. Maria sulla sponda destra del torrente Greve, il Castello di Verrazzano sulla sinistra. VICCHIOMAGGIO. Ricordato nei documenti come Vico de' Lambardi (857) a testimonianza del primitivo insediamento longobardo, conserva una possente torre dugentesca e tracce delle mura. Nel Cinquecento verrà trasformato in villa e, come altre residenze signorili, circondato da un bel giardino all'italiana. VERRAZZANO. Fu di proprietà della famiglia fiorentina omonima, cui appartenne il navigatore Giovanni che vi nacque nel 1485. Vigneti posti in località Verrazzano sono rammentati fin dal 1170 in un manoscritto della biblioteca dell'Abbazia di Passignano La struttura odierna è il risultato di un ampliamento ottocentesco quando fu trasformato in villa padronale. Fa parte del complesso anche una cappella dove si conserva una tavola del Ghirlandaio rappresentante l'Eterno Padre. CASTELLO DI UZZANO. Prima di arrivare a Greve, sulla collina che si erge sulla riva destra del torrente il più bello degli antichi castelli della Val di Greve : Uzzano ; appartenuto alla famiglia del celebre umanista Niccolò si ricorda come uno dei più antichi luoghi di produzione di vino, una lettera dell'Archivio "Datini" di Prato datata 1398, cita un estratto conto relativo al fornitore "Giorgio di Monte da Uzano". S.CROCE A GREVE. Posta in cima alla caratteristica piazza del mercatale, la chiesa di S.Croce, sede attuale della propositura, è un ampio edificio costruito nel 1833 in forme neoclassiche al posto di un vecchio oratorio ormai in rovina. Autore del progetto fu l'architetto Luigi Cambray Digny, che non lasciò niente della preesistente costruzione. L'edificio, pur non vantando come la maggior parte delle chiese del Chianti, un'antica origine, conserva oggi un cospicuo patrimonio artistico proveniente da chiese circumvicine non più officiate : un trittico del XV secolo rappresentante la Madonna col Figlio e quattro Santi di Bicci di Lorenzo, proviene dalla chiesa di S.Martino a Uzzano ; alla navata destra un tabernacolo con la Vergine e Figlio, affresco di scuola trecentesca staccato dal tabernacolo posto sotto il loggiato della piazza, davanti all'antica colonna dove si leggevano i bandi e le leggi del Magistrato ; nella cappella a destra dell'altare maggiore una tavola con l'Annunciazione di scuola fiorentina del Trecento ; alla parete della navata sinistra una terracotta smaltata bianca di stile neoclassico rappresentante la Sacra Famiglia. Sopra l'altare maggiore si ammira il restaurato Crocifisso proveniente dalla Pieve di S.Cresci, recentemente studiato e attribuito ad un ignoto scultore spagnolo della prima metà del XV secolo. SAN FRANCESCO. Sul colle dalla parte opposta della piazza si ricorda la chiesetta annessa all'antico convento francescano, dove si conserva una terracotta policroma di Santi Buglioni (XVI sec.) rappresentante una Pietà, le tre Marie e Santi. Il complesso, in fase di restauro, diventerà la sede del Museo di Arte sacra di Greve. CASTELLO DI MONTEFIORALLE E CHIESA DI S.STEFANO. Il castello è un centro abitato che ancora conserva intatta all'interno la struttura abitativa con la strada ovoidale, esternamente il perimetro delle mura originali con i resti delle antiche torri e delle porte. La possente struttura del cassero medievale è oggi occupata dalla gotica chiesetta di S.Stefano, edificio ad un'unica navata che conserva ancora uno dei patrimoni artistici più ricchi e preziosi della zona : una tavola dugentesca della Madonna col Bambino di un anonimo maestro fiorentino fra le meglio conservate esistenti ; una rappresentazione su tavola della SS.Trinità, opera del XV attribuita a Neri di Bicci e un'Annunciazione della fine del Trecento di scuola fiorentina, forse quello stesso Maestro della Madonna Straus cui si attribuisce anche il bel polittico con Madonna e Santi conservato nella chiesa del Sacro Cuore in Greti.

Il chianti in Toscana

Dimentichiamo per un attimo le comodità date da un viaggio veloce in autostrada, con la opinabile comodità dell'autogrill a portata di mano, di colazione pranzo e cena senza lo stress del posteggio e con la buona cucina regionale a portata di autostrada. Dimentichiamo tutto questo!!! Ammettiamo di essere in viaggio d'affari, provenire dal nord, aver passato Bologna, essere nelle vicinanze di Firenze, e dover andare a Roma, ma... decidere che non é poi così urgente, e che volendo si può prendere il viaggio con calma e magari fare anche una strada alternativa. Niente di più semplice, basta solo guardare le stupende mura di Firenze dal finestrino della propria auto e tirar dritto fino all'estremo sud della città gigliata, uscire appunto a FIRENZE SUD e imboccare la strada opposta al centro, prendendo la direzione indicata in qualche cartello indicatore che indica direzione GREVE. Abbiamo imboccato una delle strade più belle d'Italia, magari un po' più tortuosa dell'autosole, ma con dei panorami di una bellezza disarmante e con milioni di colori diversi che vanno dalle mille tonalità di verde della vegetazione al marrone della terra al rosso del vino al blu del cielo. Ne vale la pena, dopo qualche chilometro si dimentica il traffico di Firenze, il grigio dell'autostrada e si inizia a poco a poco un saliscendi di colline, con visioni di vigneti, di campi, di borghi e di case sparse. Siamo sulla via CHIANTIGIANA, una delle poche strade insieme alla via CASSIA che fino a qualche anno fa metteva in comunicazione Firenze e Siena prima della costruzione del raccordo autostradale. Dopo appena una ventina di chilometri da Firenze incontriamo Greve in Chianti con la bellissima piazza incorniciata dai portici, tipica piazza da mercato, che la dice lunga sull'importanza storico commerciale del luogo. Da Greve partono anche due strade importanti, una (Quella a sinistra con le spalle a Firenze) porta, solcando alte colline alla valle dell'Arno in prossimità di Figline e S.Giovanni; l'altra strada (Quella a destra sempre con le spalle a Firenze) stretta tortuosa e a parte sterrata giunge a ritrovare la via Cassia nei pressi di Sambuca Val di Pesa passando da incantevoli borghi come MONTEFIORALLE e incontrando Pievi e Castelli come BADIA a PASSIGNANO. Ma continuando per la Chiantigiana le sorprese non finiscono, risalendo la collina si incontra Panzano un antico borgo con una imponente e bellissima Chiesa che guarda dall'alto il paese che sembra inchinato ai suoi piedi. Continuando ancora, e ridiscendendo la collina di Panzano si arriva ad un bivio che impone una scelta: continuando a dritta si arriva dopo pochi chilometri a CASTELLINA IN CHIANTI, mentre prendendo la strada di sinistra si arriva a RADDA IN CHIANTI.

domenica 2 dicembre 2007

Tirrenia e Calambrone

Bandiera blu d'Europa

Località balneare classificata con due Vele da Legambiente

Sulla costa tirrenica, cinque chilometri a sud dell’abitato di Marina di Pisa, si trova Tirrenia.

Sorta negli Anni Trenta, moderna ed elegante stazione balneare immersa in una vasta pineta, vanta importanti infrastrutture per la balneazione, lo sport ed il tempo libero. Ad Est spalle dell’abitato si estende la pineta di Tombolo, compresa nei confini del parco naturale regionale “Migliarino San Rossore Massaciuccoli”.

La spiaggia è costituita da un ampio arenile, orlato da dune di grande importanza naturalistica, che si estende per alcuni chilometri. Sono presenti stabilimenti balneari ed alcune spiagge libere attrezzate.

La località offre un soggiorno tranquillo, confortevole e vario, si più scegliere dall’albergo a conduzione familiare a quello di lusso, al campeggio. Non mancano le discoteche e i night clubs. Sono presenti varie strutture sportive, merita ricordare i due campi da golf ed il centro addestramento del CONI.

A Sud, al confine con Livorno, si trova Calambrone, insediamento caratterizzato dalla presenza di colonie in stile Liberty e Modernista, ideale per il turismo sociale.

Il soggiorno a Calambrone è inoltre preferito dal turista d'affari, per la vicinanza all'importante scalo mercantile di Livorno, e da coloro che usufruiscono dell'imbarco per le isole sempre dal porto di Livorno.

Associazione Valorizzazione Tirrenia:URL http://www.tirreniavacanze.it/avt/avt.asp

Turismo a Pisa



La Cattedrale

Il Duomo, dedicato a Santa Maria, è uno dei capolavori dell’architettura romanica in cui si fondono elementi stilistici classici, tardo antichi, bizantini, lombardo-emiliani e islamici, a riprova della fioritura culturale pisana dell’epoca e della complessa cultura del suo architetto Buscheto. Consacrato nel 1118, l’edificio fu ampliato nella prima metà del XII secolo per opera di Rainaldo, cui spetta anche la parte inferiore della facciata conclusa in seguito dalle taglie di Guglielmo e Biduino. Con pianta a croce latina, transetto e cupola ovoidale, la candida mole marmorea del Duomo presenta una ricca decorazione, specie nella facciata, caratterizzata da quattro ordini di loggette, decorata con sculture e tarsie e conclusa dalla trecentesca statua della Madonna con Bambino, di Andrea Pisano. Tra le decorazioni esterne, da notare le ante bronzee della porta di San Ranieri, di fronte al campanile, fuse da Bonanno Pisano nel 1180, decorate con 24 formelle raffiguranti Storie del Nuovo Testamento. All’interno, in cui coesistono opere e decorazioni di epoche diverse, spicca il grande mosaico nel catino absidale con Cristo Redentore tra Santa Maria e San Giovanni Evangelista, quest’ultimo in parte eseguito da Cimabue, nel 1302. Tra gli arredi scultorei emerge il marmoreo Pergamo di Giovanni Pisano (1301-11), capolavoro dell’arte gotica per la complessa e ricercata struttura architettonica e per la drammatica ricchezza scultorea con cui l’artista raffigura le Scene della vita di Cristo, insieme a Profeti, Sibille e Figure allegoriche; dei numerosi monumenti sepolcrali medioevali restano solo alcune parti del Sepolcro di Arrigo VII, del senese Tino di Camaino (1313-15), in origine posto al centro dell’abside a sottolineare la fede ghibellina della città verso l’imperatore.
Il Campanile

Il Campanile, la famosa Torre pendente, fu iniziato nel 1173, ma ben presto i lavori si interruppero al terzo piano, per la grave pendenza sopraggiunta, e ripresero un secolo dopo sotto la direzione di Giovanni di Simone e forse Giovanni Pisano che, nel tentativo di correggere la pendenza, aggiunsero altri tre piani con inclinazione opposta; tra il 1350 ed il 1372 Tommaso Pisano inserì la cella campanaria.

Oleovagando; passeggiare intorno a Firenze alla scoperta dei frantoi

Domenica 2 dicembre torna “Oleovagando”, l’ iniziativa promossa dalla Provincia e dall’APT di Firenze che apre al pubblico i frantoi e aziende agricole del territorio. Stamani la presentazione a Palazzo Medici Riccardi con l’Assessore Folonari, il Direttore dell’Apt Preiti e il climatologo Maracchi.
Tratto da: Apt firenze

All'Isola d'Elba è attivo il servizio di noleggio Scooter e E-Bike

Per coloro che in vacanza non amano usare l'auto e vogliono godersi a pieno la natura, all'Isola d'Elba è attivo un nuovissimo s...